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CONSULENZA FINANZIARIA ETICA PER LA PROTEZIONE E CRESCITA DEL TUO PATRIMONIO

by Massimiliano Siviero

2022: un anno da dimenticare?

Un breve aggiornamento sullo stato dei mercati reali e finanziari.

Le politiche monetarie e fiscali, entrambe di tipo espansivo realizzate durante l’avvento del Covid, avevano permesso di far uscire i mercati finanziari da una situazione che sembrava potesse durare per molto tempo. Non a caso, in quel periodo, si avevano forti dubbi sulla modalità e i tempi di recupero dei mercati finanziari: recupero a V, a U, a L, immaginando con queste lettere l’andamento medio che i mercati finanziari avrebbero potuto sviluppare. Probabilmente grazie alle politiche congiunte e alle grandi risorse finanziarie impiegate la ripresa è stata a V, molto veloce.

Quando poi il Covid con le nuove varianti via via più “leggere” nel 2021 ha cominciato a non preoccupare più gli operatori economici si è verificato un boom della domanda che ha determinato delle forti pressioni sull’offerta (che non è velocemente adattabile), quindi, sui prezzi. L’inflazione che da molto tempo era desiderata a livello internazionale soprattutto per quanto riguarda i paesi sviluppati si era finalmente affacciata sui mercati. Una sana inflazione è necessaria e desiderata dalle economie e il livello pari al 2% medio è quello a cui si ambisce. L’aumento dei prezzi e dell’inflazione sembrava essere solo temporaneo, ma, successivamente, il perdurare e la crescita del fenomeno ha cominciato a destare preoccupazioni. A novembre del 2021 i mercati finanziari, alla luce dell’inflazione in forte aumento, delle manovre della FED con il blocco del cosiddetto quantitative easing e gli aumenti dei tassi di interesse, hanno cominciato a scendere. Il settore tecnologico è stato quello maggiormente penalizzato in quanto normalmente maggiormente indebitato, quindi, aumento dei tassi, aumento dei costi di interesse e riduzione, infine, degli utili. La decorrelazione storica tra azionario e obbligazionario è altresì saltata, pertanto, ha cominciato a scendere tutto, indistintamente. Storicamente l’obbligazionario è sempre stato utilizzato nei portafogli come componente difensiva per stabilizzare i rendimenti e rendere meno volatile il nostro investimento. I titoli di stato in particolar modo hanno avuto delle performance pessime, paragonabili a quelle di un mercato azionario. I prezzi delle obbligazioni sono scesi così tanto che i famosi BTP futura, ad es., sono arrivati a perdere circa il 30%, come molti dei mercati azionari. Come se non bastasse, con l’avvento della crisi/guerra Russia-Ucraina a febbraio del 2022 si è aggiunta poi la crisi energetica che ha portato, soprattutto in Europa, ad un aumento dell’inflazione dovuta ai prezzi di approvvigionamento del gas e di altre materie prime importate dalla Russia. Dopo gli USA, anche in Europa l’inflazione ha sfondato livelli inimmaginabili, oltre il 9%.
I risultati delle performance dei mercati globali e obbligazionari da inizio anno sono riportati qui di seguito.

Le banche centrali hanno cominciato ad accelerare sugli aumenti dei tassi di interesse, peggiorando le prospettive degli utili del mondo azionario, quindi, facendolo scendere ancora di più. Inoltre, l’aumento dei tassi non poteva non influenzare i mercati obbligazionari facendo scendere ulteriormente anche questi, con intensità maggiore o minore in funzione del rating e della duration dei relativi strumenti. L’aumento dei tassi di interesse è la tipica manovra di politica monetaria restrittiva, la “medicina” nei casi di forte inflazione e quando si desideri far rallentare la crescita economica. Ma le politiche fiscali, a differenza del periodo in cui era sorta la pandemia, come indicato più sopra, in cui erano allineate alle politiche monetarie, stanno risultando essere di tipo espansionistico, per andare incontro alle economie che stanno rallentando.

L’aumento dei tassi di interesse determina un rallentamento delle economie reali, una riduzione del “surriscaldamento” dell’inflazione, ma se non dosato opportunamente può portare alla recessione economica. Le politiche fiscali stanno cercando di supportare le economie con diverse modalità a seconda dei diversi paesi, pertanto, occorrerà vedere il punto di equilibrio tassi-inflazione-crescita economica quando verrà raggiunto e quando convinceranno gli operatori di mercato a rientrare con i grossi capitali sui mercati finanziari.
In primis, pare che questo accadrà nel momento in cui il trend dell’inflazione comincerà a manifestare un cambiamento, quando comincerà a scendere. A quel punto, i mercati finanziari sarebbero davvero allettanti sia dal punto di vista azionario che obbligazionario e si potrebbero vedere delle giornate sensazionali in termini di risalite dei prezzi e degli indici.
In questi momenti, come si dice, “the cash is king”, e chi avesse della liquidità da investire certamente è da ritenersi maggiormente fortunato.
La stragrande maggioranza degli investitori, però, è “full invested”! Cosa si può fare? NIENTE!

In questi casi è meglio restare fermi, calmi e mantenersi focalizzati sul lungo periodo, sulla pianificazione finanziaria fatta a suo tempo. Vendere in perdita per scegliere strumenti con minore grado di rischio/rendimento e maggiore apparente potenziale attuale può far perdere le opportunità che ci si era prefissati ai tempi della pianificazione finanziaria.
So che potrebbe sembrare una magra consolazione, ma i portafogli azionari oggi hanno un grande potenziale, ancor di più rispetto a qualche tempo fa. Qui si tratta di avere pazienza e si sarà premiati. Ricordiamoci quello che dice Warren Buffet in una citazione che adoro e cito spesso: “I mercati finanziari sono un formidabile strumento per trasferire ricchezza dagli impazienti ai pazienti”.